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14 apr 2016

UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE: PRESENTATI I RISULTATI DELLA QUINTA EDIZIONE DELL’INDAGINE SUL PARCO MACCHINE UTENSILI E SISTEMI DI PRODUZIONE INSTALLATI NELL’INDUSTRIA ITALIANA/ FOCUS PIEMONTE


Novara, 9 aprile 2016.

Il Piemonte, quarta regione del paese per numero di macchine utensili e sistemi di produzione installati, con il 12,9% del totale del parco macchine italiano, risulta l’area che ha sofferto maggiormente la crisi, “perdendo” il 23,6% dei macchinari rilevati nell’indagine del 2005.

Il parco macchine piemontese risulta invecchiato al pari di quello nazionale. Rispetto alla rilevazione precedente, l’età media è risultata infatti pari a 12 anni e 7 mesi (un mese in meno rispetto alla media nazionale), oltre due anni in più a confronto con il dato 2005 e, soprattutto, il peggior risultato degli ultimi 40 anni.

 



Questo, in sintesi, è quanto emerge dai dati relativi all’area del Piemonte proposti dalla ricerca “Il parco macchine utensili e sistemi di produzione dell’industria italiana”, indagine effettuata con cadenza decennale e giunta alla sua quinta edizione. Realizzata da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, con il contributo di Ministero dello Sviluppo Economico e ICE, la ricerca è stata illustrata, questa mattina, nel corso del convegno “Macchina utensile motore dell’economia”, svoltosi nell’ambito della manifestazione Elettrica.

All’incontro, sono intervenuti: Paolo Ferrari, amministratore delegato Comoli Ferrari, Luigi Galdabini, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, Stefania Pigozzi, responsabile Centro Studi & Cultura di Impresa UCIMU, Giuliano Busetto, amministratore delegato Siemens, Arturo Baroncelli, COMAU. A moderare l’incontro Laura La Posta, Editor-in-chief, Il Sole 24 Ore Rapporti24.

 

Luigi Galdabini presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE

 

Sono 305.520 le macchine utensili installate nelle imprese censite dall’indagine. Nel 2005 (anno della precedente rilevazione) erano oltre 340.000 le macchine presenti nelle circa 3.000 imprese considerate. Il campione risulta ridotto rispetto all’edizione precedente a causa del ridimensionamento che la crisi ha imposto all’industria manifatturiera nazionale. Il 75% del totale delle imprese censite presenta almeno una macchina utensile.

Condotto su un campione rappresentativo di oltre 2.500 imprese (con più di 20 addetti), lo studio fornisce il quadro su: età media, grado di automazione/integrazione, composizione e distribuzione (per settore, dimensione di impresa, aree territoriali) del parco macchine utensili e sistemi di produzione dell’industria del paese, al 31 dicembre 2014.

In questo senso, esso fotografa lo stato dell’industria manifatturiera (metalmeccanica) italiana, proponendo indicazioni in merito al grado di competitività dell’intero sistema economico nazionale. Le unità produttive censite sono pari al 16,1% dell’universo delle imprese del settore e al 22,9% degli addetti impiegati.

Le aziende piemontesi che hanno fornito i propri dati per la realizzazione dell’indagine sono 316. Data l’ampia presenza di imprese di grandi dimensioni, il numero di aziende contattate in Piemonte, per realizzare il campione rappresentativo, è stato relativamente basso (solo Sud&Isole presentano un numero di imprese inferiore).

I RISULTATI DELL’INDAGINE/ FOCUS PIEMONTE

1. Il Piemonte, con 39.468 sistemi di produzione installati, pari al 12,9% del parco macchine italiano, risulta la quarta area per numero di macchine utensili presenti negli stabilimenti produttivi. Rispetto al 2005, anno della precedente rilevazione, la quota di macchine presenti in Piemonte sul totale nazionale è scesa di due punti percentuali, un calo molto meno marcato rispetto a quello evidenziato nel 2005 (-9% rispetto al 1996), ma che dà continuità al trend negativo iniziato con la ristrutturazione del settore automotive nel 2003.

2. La regione risulta l’area del paese ad aver sofferto maggiormente gli anni della crisi. Infatti, rispetto al 2005, il numero delle macchine utensili installate nell’area è calato del 23,6%, contro il -11% registrato su base nazionale. Tale diminuzione è da imputare al ridimensionamento del settore metalmeccanico oltre che al calo degli investimenti registrato nell’ultimo quinquennio.

3. Cresce di oltre 2 anni l’età media del parco macchine installato nelle imprese piemontesi. Nel 2014, l’età media è pari a 12 anni e 7 mesi. Nel 2005, era risultata di 10 anni e 2 mesi. Il dato piemontese è inferiore di un solo mese rispetto alla media nazionale.


4. Rispetto alla rilevazione precedente, nel 2014, aumenta la quota di macchine utensili con un età superiore ai 20 anni, risultata pari al 27% del totale installato, contro il 14% del 2005. Parallelamente si dimezza la quota di macchine con età non superiore ai 5 anni, pari al 13% (era il 26% nel 2005). La rilevazione sul Piemonte appare perfettamente aderente a quella su base nazionale.

5. Il grado di automazione del parco macchine piemontese, rilevato dall’incidenza di sistemi a controllo numerico, risultato pari al 33% del totale installato, è superiore rispetto alla media nazionale (32%). Il plus è attribuibile alla diffusa presenza di grandi industrie e di imprese appartenenti a settori che utilizzano sistemi dotati di CNC, primo fra tutti l’automotive. Rispetto alla rilevazione precedente (2005), il grado di automazione delle imprese piemontesi è sceso di un punto percentuale, mentre quello nazionale è cresciuto per lo stesso valore. Ben differente la situazione nel 2005 quando il livello di automazione segnava un incremento del 6% a confronto con la rilevazione del 1996.

6. Cresce il grado di integrazione dei sistemi di produzione presenti in Piemonte. Il 21,7% delle macchine utensili installate è dotato di sistemi di automazione e integrazione. Il dato, superiore di un punto percentuale alla media nazionale (risultata pari a 20,8%) posiziona, il Piemonte al terzo posto tra le aree del paese, dopo Emilia-Romagna e Sud&Isole. Le macchine semplici, prive di qualsiasi tipo di integrazione, rappresentano comunque ancora il 78% del totale, dato in linea con quello nazionale (79%).

7. In Piemonte la quota di macchine ad asportazione rispetto al totale installato risulta pari al 49%, quella delle macchine a deformazione è pari al 27,7%, seguono altri sistemi (13,3%), robot (7,5%) e le tecnologie non convenzionali* (2,5%). A confronto con il dato relativo al paese, il territorio piemontese mostra una presenza più ampia di altri sistemi (+4,2 punti percentuali) e di macchine a deformazione (+2,7 punti percentuali) a scapito delle macchine a asportazione (-7,2 punti percentuali). La presenza così decisa di “altri sistemi” è determinata dalla tipologie di industrie utilizzatrici presenti nell’area, in particolare appartenenti ai settori automotive e aerospace, che impiegano molte tecnologie di misura, prova e finitura delle superfici.
*laser, laser fibra, waterjet

8. L’area piemontese è quarta in Italia per densità di macchinari installati: 25 macchine ogni 100 addetti. Il dato piemontese risulta inferiore alla media nazionale che è pari a 25,8. Tale rilevazione è spiegata dalla tipologia di imprese presenti in Piemonte: per lo più di grandi dimensioni (a differenza di Emilia Romagna, Lombardia e Triveneto).

9. Come nel 2005 anche nel 2014, emerge la correlazione inversa tra presenza di macchine utensili e dimensione dell’unità produttiva. In termini assoluti, al crescere del numero di addetti impiegati cala la quota di macchine utensili presenti nell’impianto. Ciò è spiegato dal fatto che le piccole imprese sono impegnate principalmente nell’attività di produzione. Al crescere della dimensione, le aziende inseriscono altre attività il cui svolgimento non prevede l’utilizzo di macchinari.

10. Anche in Piemonte le piccole imprese cedono il passo alle grandi nell’attività di acquisizione di macchinari. La quota di macchine utensili installate nelle aziende con meno di 50 dipendenti è scesa dal 45% (dato al 2005) al 36% della precedente rilevazione. Praticamente stazionaria, al 32%, la quota installata nelle imprese che impiegano tra i 50 e i 200 addetti; era pari al 33% nel 2005. In crescita la quota delle macchine presenti negli stabilimenti con più di 200 dipendenti che passa dal 22% al 32%. La tendenza rilevata in Piemonte rispecchia l’andamento nazionale e si spiega con il fatto che, anche a causa della crisi, le grandi imprese tornano a internalizzare parte dell’attività che, fino a poco tempo fa, era demandata all’esterno.

11. Dall’analisi dei dati ripartiti per settore emerge che il 33% del parco macchine piemontese è installato presso gli stabilimenti che realizzano mezzi di trasporto (tra gli altri automotive e aerospace). Il primo settore per quantità di macchine installate (35%) è però quello dei costruttori di prodotti in metallo (fonderie, fucinatura, stampaggio, carpenterie, caldaie, serbatoi, utensili, seconda trasformazione dei metalli, trattamento, rivestimento). Segue, con il 22%, il settore dei costruttori di macchinari e materiale meccanico (macchine agricole, macchine utensili per metalli e robot industriali, macchine tessili e per l’abbigliamento, macchine per l’industria alimentare, chimica, della plastica, lavorazione del legno, macchine per le industrie estrattive, edilizie, siderurgiche). Poi quello dei costruttori di materiale elettrico ed elettronico.


ALCUNE CONSIDERAZIONI

“I risultati della ricerca - ha rilevato Luigi Galdabini, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE - evidenziano come il Piemonte non sia estraneo al pesante arretramento che l’industria metalmeccanica italiana ha subito nell’ultimo decennio. Certo, per quanto riguarda i macchinari installati, la regione ha registrato un calo molto meno marcato rispetto a quello rilevato nel 2005 ma il trend continua ad essere negativo. Inoltre, anche qui come nel resto d’Italia, il parco macchine ha subito un ridimensionamento rilevante e un invecchiamento deciso, come mai si era verificato negli ultimi quaranta anni.”

“In particolare, ciò che appare allarmante è che anche in Piemonte, come in generale nel paese, quasi un terzo del parco macchine di produzione abbia oltre venti anni. A peggiorare il quadro è poi il fatto che, nell’ultimo decennio, si sia dimezzata la quota di macchine con un’età inferiore ai 5 anni”.

“L’invecchiamento dei mezzi di produzione installati nelle imprese, diretta conseguenza del blocco degli investimenti in macchine utensili robot e automazione che si è interrotto solo nel 2014, è evidente così come è evidente che l’incremento del livello di automazione/integrazione degli impianti cresca a ritmo troppo lento”.

“Questi fattori mettono a dura prova la competitività del sistema industriale piemontese e italiano, che rischia inesorabilmente di arretrare anche perché, nel frattempo le industrie dei paesi emergenti si stanno dotando di sistemi e tecnologie di ultima generazione”.

D’altra parte, la ripresa del consumo di macchine utensili in Italia, registrata a partire dal 2014 e proseguita per tutto il 2015, è certamente una buona notizia poiché, riduce, anche se soltanto in parte, gli effetti derivanti dal blocco degli investimenti in sistemi di produzione. Essa dimostra che il manifatturiero del paese può tornare a operare sui livelli pre-crisi anche grazie al supporto garantito da strumenti di politica industriale messi in atto dalle autorità di governo. Oltre alla Nuova Legge Sabatini che permette il finanziamento a tassi agevolati degli acquisti in macchinari e, dal marzo 2016, può essere concessa anche a fronte di finanziamenti erogati dalle banche e dalle società di leasing con canali di stanziamento differenti dalla Cassa Depositi e Prestiti, è esempio di ciò il provvedimento del Superammortamento, che permette l’ammortamento del 140% del valore del bene acquisito.

“Pur riconoscendo la validità di queste misure congiunturali - ha affermato il presidente UCIMU - occorre prevedere interventi strutturali volti a stimolare e sostenere il ricambio dei sistemi di produzione nelle imprese italiane, unica via per assicurare prospero futuro alla manifattura del paese”.

Penso alla liberalizzazione delle quote di ammortamento, attraverso cui il macchinario acquistato può essere ammortizzato in tempi più brevi. La misura oltre a incentivare nuovi acquisti, di fatto, non presenta costi a carico dello Stato che vedrebbe soltanto traslata nel tempo l’entrata di cassa. In ogni caso, se ciò non fosse possibile occorre prevedere l’aggiornamento dei coefficienti di ammortamento fermi ancora al 1988.

Ma - ha concluso Luigi Galdabini - la modalità più adeguata per contrastare l’inesorabile invecchiamento delle macchine utensili presenti negli stabilimenti produttivi del paese è l’adozione di una misura che favorisca l’aggiornamento del parco macchine installato. Funzionale all’obiettivo è l’introduzione di un sistema di incentivi alla sostituzione volontaria dei macchinari obsoleti con nuove tecnologie progettate e realizzate secondo le nuove esigenze di produttività, risparmio energetico e rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro previste dall’Ue, assicurando così adeguato livello di competitività al made in Italy.

 

Novara, 9 aprile 2016
n. 5/2016

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